Manga e shunga: la spontaneità dell’erotismo
Bologna, 15 novembre 2005
conferenza di Gian Franco Fusco
L’impulso spontaneo a raccontare storie usando un insieme di disegni risale addirittura alla preistoria, quando l’uomo, in mancanza della scrittura, dava sfogo attraverso le immagini (graffite sulle pareti di una grotta o incise su pietre o cortecce o tracciate su pelli di animali) alla propria innata esigenza di narrare. In tutte quelle rappresentazioni di caccia o di riti legati alla fecondità, risalenti al paleolitico superiore (da 40.000 a 8.500 anni fa).
In Giappone appartengono al periodo neolitico (jōmon jidai) figurine antropomorfe, i cui accentuati caratteri sessuali autorizzano la loro identificazione con divinità shintō legate alla fertilità
Altrettanto spontanei, nel loro intento satirico, appaiono i disegni dei rotoli, risalenti al XII-XIII secolo, tradizionalmente attribuiti al monaco Toba Sōjō (donde il termine tobae), in cui uomini caricaturali gareggiano coi propri membri eretti o si confrontano con le proprie capacità di emettere aria. Dopo questi primi esempi, la rappresentazione di uomini con falli enormi diventerà uno dei canoni delle stampe erotiche e per questo i disegni di Toba possono essere considerati gli antenati degli shunga (‘pitture di primavera’), che, pur se definiti genericamente abunae (‘disegni pericolosi’), non furono quasi mai perseguiti come osceni, grazie alla loro vena gioiosamente autoironica, che ne alleggeriva l’esplicita sessualità, carnale e, al tempo stesso, buffa, elevandola al di sopra di ogni rischio di scurrilità. Perciò gli shunga venivano anche chiamati waraie (‘disegni per far ridere’) e il loro intento comico, anche nei dialoghi (veri ‘fumetti’ erotici) fra i personaggi ritratti, richiama l’etimologia legata al riso dei komikkusu (comic strip, ‘striscia faceta, divertente’) e quindi dei primi manga.
Aula Magna di S. Cristina, p.zza G. Morandi 2
Per il tema trattato la conferenza è consigliabile ad un pubblico di soli adulti.